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Il sindaco ebreo - Elio Morpurgo dall’Unità alla Shoah

Valerio Marchi tiene una conferenza all'Auditorium Zanon sul Elio Morpurgo

Il 27 gennaio, Giornata della memoria, all’Auditorium dello Zanon il prof. Valerio Marchi ha raccontato a una decina di classi del nostro Istituto la storia vera che  l’illustre studioso ebreo italiano Riccardo Calimani ha efficacemente sintetizzato con queste parole:

«Il tema è di grande interesse: il destino e le contraddizioni di un ebreo italiano che fu sindaco di Udine, deputato, sottosegretario di Stato e senatore, che aderì al fascismo e che fu brutalmente assassinato dai nazifascisti nel 1944. In questa parabola quasi emblematica ci sono molte delle caratteristiche tipiche degli ebrei tra Otto e Novecento: il loro entusiasmo, l’inserimento riuscito nella società che li circondava, il loro successo, la loro colpevole adesione al fascismo, il tradimento, la morte… Temi forse più adatti ad una tragedia greca che ad un ritratto di storia civile e sociale».

A Udine, nel settembre del 1938, in occasione dei primi provvedimenti antiebraici fascisti, il quotidiano “Il Popolo del Friuli” pubblicò numerosi articoli sostenendo che l’antisemitismo era una legittima difesa dagli ebrei, che il numero di ebrei residenti e gli spazi da essi occupati nella vita amministrativa, sociale ed economica era eccessivo, che su di loro incombeva da sempre una maledizione divina, che non potevano appartenere alla stirpe italiana, e così via. Poi, dopo l’8 settembre 1943 Udine e il Friuli divennero parte integrante del Terzo Reich e per gli ebrei (ma non solo per loro, certamente) si aprì il periodo più tragico. 

In seguito alle suddette misure il barone e senatore udinese Elio Morpurgo, già sindaco di Udine e deputato (per ben sei legislature) del Collegio di Cividale, dovette ritirarsi a vita privata. Il 26 marzo 1944, poi, nonostante la fedeltà al regime e l’ottenimento dello status di ebreo discriminato (paradossale espressione tecnica per indicare la condizione più favorevole di quegli ebrei che, avvalendosi di determinate “benemerenze”, ottenevano un provvedimento che attutiva, in qualche modo, l’impatto della vera discriminazione razzista) egli, all’età di 86 anni, gravemente malato, fu arrestato dai nazisti, favoriti da una vigliacca delazione, presso l’Ospedale civile di Udine, dove era stato nascosto e dove veniva pietosamente accudito.

Pochi giorni appresso, dopo una breve permanenza a San Sabba, accomunato alle vittime di una disumana retata compiuta a Trieste, fu caricato su un convoglio per Auschwitz e morì durante il trasporto; la salma, barbaramente gettata dal treno, non fu mai ritrovata (ecco perché il suo tumulo presso il cimitero udinese di S. Vito è vuoto) e solo studi recenti hanno permesso di conoscerne la collocazione. I figli Enrico, Elda ed Elena (la quale, fra l’altro, ha lasciato un diario riferito ai tragici anni 1944-45) si salvarono provvidenzialmente in Svizzera.

Queste e numerose altre cose sono emerse dal racconto della vita dei Morpurgo udinesi, le cui vicende sono state inquadrate nel più ampio panorama della Grande storia con lo scopo di non dimenticare e di far tesoro anche dei più orribili accadimenti del passato. Perché la storia sarà anche “maestra di vita”, ma non sempre noi siamo sempre bravi “scolari” come dovremmo…

 
Destinatari: 
Docenti
Famiglie
Personale ATA
Studenti