Skip to content Skip to navigation

Storie di una “linea bianca”

un bovino

Nei giorni scorsi, un gruppo di studenti e studentesse del liceo scientifico Marinelli, del liceo Copernico e dell’Istituto tecnico Marinoni si è recato a Gorizia e a Basovizza per il progetto "Storia di una linea bianca", nell’ambito di un progetto relativo al “Giorno del ricordo”, per il quale è referente il prof. De Clara. 

Durante questa uscita, preceduta da due incontri preparatori di due ore ciascuno guidati da Alessandro Cattunar dell’associazione 47/04, abbiamo ripercorso i luoghi simbolo della travagliata storia della città di Gorizia dall’Unità fino ai giorni nostri. Pochi conoscono la multietnicità di questo luogo, la storia delle persone che ci hanno vissuto e come gli eventi abbiano plasmato la vita di quest’ultime. 

Innanzitutto, perché "linea bianca"? 

Oggi la città di Gorizia ci appare come una città uguale alle altre ma non è affatto così: Gorizia è sempre stata un crocevia di moltissimi popoli: italiani, tedeschi e jugoslavi. Prima dello scoppio della prima guerra mondiale, Gorizia, sotto il dominio asburgico e considerata terra irredenta, diventa uno dei motivi per cui l'Italia nel 1915 entra in guerra a fianco dell'Intesa. Nel dopoguerra Gorizia diventa italiana, ma con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale si rompe l'apparente equilibrio e ricominciano le contese sul territorio goriziano. giuliano e istriano. 

Dopo vari avvenimenti passati alla storia, sarà solo con i trattati di pace del 1947 che il confine verrà definitivamente tracciato come lo conosciamo noi oggi, ma la provincia di Gorizia si ritroverà divisa in due da una linea bianca che divide, in realtà, due visioni del mondo tra loro contrastanti.

Questa è pertanto una cittadina molto particolare e con storie che rimangono ancora per la gran parte nascoste e non raccontate abbastanza. Grazie alle ore di formazione tenute dal prof. Cattunar e grazie ai racconti di chi quel confine lo ha vissuto sulla propria pelle, abbiamo capito che quella linea così importante tracciata in mezzo a Gorizia ha avuto un profondo impatto sulla popolazione locale, la quale si è trovata spezzata in due. E’ vero, alcuni si sentivano più italiani e altri più jugoslavi, alcuni avevano sfilato per far parte dell’Italia ed altri della Jugoslavia, ma alla fine tutti si sentivano goriziani e nessuno si sarebbe mai aspettato una divisione così netta. 

Durante la nostra visita, partendo dal Parco della Rimembranza, abbiamo attraversato a piedi la città, soffermandoci sui suoi luoghi simbolo (come il Trgovski Dom e piazza della Vittoria) per giungere, infine, in piazza Transalpina, dove, proprio in mezzo, passa il confine tra Italia e Slovenia. Questa piazza, che fino al 2004 (anno dell’entrata nell’Unione Europea della Slovenia con conseguente abbattimento della frontiera) era attraversata da un muro di filo spinato, è diventata il simbolo della divisione politico-ideologica tra il mondo capitalista e quello socialista. 

Il nostro percorso è iniziato e si è concluso con questa foto, che forse, senza usare troppe parole, rappresenta al meglio questo confine; è la foto di una mucca (proprio sopra quella linea bianca così importante che divide a metà il suo giardino) che si trova costretta a scegliere se rinunciare alla stalla (alla sua destra) o al fieno (alla sua sinistra): come potrà mai scegliere? 

In questa foto, raffigurante proprio il confine tra Italia e Slovenia, appare curioso come, una delimitazione di questa portata, passi proprio nel mezzo di una casa, dividendola a metà.

Ma, alla fine, cos’è un confine? E’ davvero una barriera invalicabile che divide in modo netto le popolazioni? O è solo un mero costrutto umano? 

a cura di Anna Cignola e Laura Scaramella (5G)

 
Destinatari: 
Docenti
Famiglie
Studenti